scritti politici

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Un articolo di Gilad Atzmon
Liberare il popolo americano

Nel suo ultimo articolo su Newsweek Stephen Kinzer si chiede su chi l’America stia scommettendo per opporsi alle crescenti forze popolari nel Medio Oriente: “Gli stessi amici sono andati avanti a scommettere per decenni” risponde. “Il faraonico regime in Egitto di Mubarak, Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e la sua Autorità Palestinese, la monarchia Saudita, e la sempre più radicale classe politica in Israele. Non c’è da meravigliarsi che la potenza dell’Iran sia in aumento, dato che l’ordine imposto dall’ America inizia a sgretolarsi”, conclude.

1 febbraio 2011

Kinzer spiega la posizione dell’America in modo succinto e preciso: “Gli Stati Uniti tengono Mubarak al potere – hanno dato al suo regime 1,5 miliardi di dollari di aiuti lo scorso anno – principalmente perché sostiene le politiche pro-israeliane americane, specialmente aiutando Israele a mantenere la sua morsa su Gaza. Sostiene Abu Mazen per lo stesso motivo; Abbas è visto come disposto al compromesso con Israele ed è, quindi, un gradevole partner negoziale…Il sostegno americano a Mubarak e Abu Mazen continua, sebbene nessuno dei due sia al potere senza una sorta di legalità finta; Mubarak mette sfacciatamente in scena le elezioni, e Abbas ha governato sotto decreto da quando il suo mandato è scaduto nel 2009”.

Alla luce delle dichiarazioni di Kinzer, le seguenti domande hanno certamente bisogno di una risposta – perché l’America sostiene questi regimi, i cui dettami, ideologie e metodi di governo sono totalmente ed apertamente incongruenti con il presunto sistema di valori americano? E se l’America è veramente preoccupata per la cosiddetta “ascesa dell’Islam”, perché allora ha deposto il regime spiccatamente laico di Saddam Hussein? E se l’America è, come dichiara, entusiasta di appoggiare Arabi laici non estremisti, perché è costantemente in cerca di conflitto con Bashir Asad, leader di un’altra roccaforte laica? E se l’America davvero si batte per la democrazia, perché sostiene il regime Saudita, di Mubarak e di Abu Mazen? Perché non ricerca l’amicizia con il democraticamente eletto partito di Hamas?

In breve, la politica americana sembra essere una confusione totale-a meno che non si è disposti ad ammettere apertamente che esiste un chiaro e coerente filo che attraversa la politica estera americana: semplicemente essa serve solo gli interessi di Israele.

Per decenni la politica estera americana è stata imposta dalle forze Sioniste all’interno della propria Amministrazione. Da decenni l’America sta esaurendo le proprie risorse per perseguitare i nemici dello stato ebraico. Invia anche i suoi ragazzi e ragazze a combattere e morire nelle guerre Sioniste. La seconda guerra in Iraq è stata ovviamente una guerra di questo tipo. E’ormai chiaro che coloro che decidono in America hanno sacrificato gli interessi del popolo americano.

Abbiamo appreso ieri che la Lobby Ebraica in America ha stroncato senza vergogna il Senatore Repubblicano e rappresentante del Tea Party Rand Paul per aver proposto che “gli Stati Uniti dovrebbero bloccare tutti gli aiuti stranieri compreso il suo appoggio finanziario ad Israele”. Persino il presunto “uomo di pace” J Street è stato veloce ad attaccare il patriottico Senatore. E ovviamente non si è risparmiato: “La proposta del Senatore Paul minerebbe il consenso bipartitico pluridecennale sul supporto Usa ad Israele. Ogni erosione di tale supporto dovrebbe preoccupare gli alleati di Israele nelle due ali del panorama politico, e ci rivolgiamo in particolare ai dirigenti e ai sostenitori nel partito del Senatore Paul affinché ripudino i suoi commenti e assicurino che la leadership dell’America nel mondo non sia minacciata da questa proposta irresponsabile”, è la dichiarazione rilasciata da J Street.

Il Presidente e Amministratore Delegato del National Democratic Jewish Council (NJDC) David Harris si è posto sulla stessa linea di pensiero dicendo che “la proposta di Paul è negligente, miope e semplicemente sbagliata…le dichiarazioni del Senatore Paul sono l’ennesimo esempio di come il partito repubblicano continui a crescere sempre di più al di fuori del mondo dei valori della grande maggioranza della comunità ebraica americana”.

Ma il portavoce del NJDC David Harris non è riuscito ad afferrare che il patriottico Senatore Paul è in realtà a favore degli interessi dell’America, piuttosto che dei “valori – ad orientamento tribale - della grande maggioranza della comunità ebraica americana”, poiché il Senatore Rand Paul punta ovviamente ad un chiaro conflitto tra gli interessi americani e gli interessi stranieri promossi dalla Lobby Ebraica.

Nel suo articolo sul Newsweek, Kinzer evidenzia astutamente che l’America ha bisogno di “nuove premesse e nuovi partners. Ascoltare più da vicino la Turchia, il più stretto alleato degli USA nel Medio Oriente musulmano, potrebbe essere un buon inizio. Un saggio passo successivo potrebbe essere un rovesciamento della politica nei confronti dell’Iran, dal confronto a un’autentica ricerca del compromesso”.

Ma è evidente oltre ogni dubbio che l’America non sarà in grado di inserire nella sua politica estera i consigli estremamente ragionevoli di Kinzer, a meno che non si liberi prima essa stessa dalla presa della Lobby Ebraica. Ed è stato dimostrato che non è facile per i nostri politici, guidati dall’avidità, di emanciparsi volontariamente dalla Lobby. Come abbiamo letto sopra, il “liberale” gruppo di J Street ha invocato i donatori a tagliare gli approvvigionamenti al Senatore Rand Paul. E la Lobby Ebraica farebbe lo stesso ad ogni politico americano che osasse rompere tali legami.

In ogni caso, sulla scia delle attuali turbolenze finanziarie, sono convinto che sempre più americani abbiano iniziato ad identificare le radici del problema alla base della loro politica estera fallata. Quando questo succederà, l’America potrà essere liberata.

E qui c’è il mio contributo musicale sul tema.

Gilad Atzmon
29 gennaio 2011.


Gilad Atzmon è un sassofonista di jazz nato in Israele, romanziere e scrittore, attualmente residente a Londra.

Tutte le versioni di questo articolo:
- Liberating the American People